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Giornata pro orantibus. Benedettine Santa Cecilia: dalla musica al lavoro, tutto si fa preghiera

Scritto da il 21/11/2023

Giornata pro orantibus: le benedettine di Santa Cecilia 

«Ho studiato filosofia medievale. Ma sono passata, con il tempo, dall’amore per la sapienza con la “s” minuscola a quello per la Sapienza, con la S maiuscola». Lo racconta madre Maria Giovanna Valenziano, badessa del Monastero delle Benedettine di Santa Cecilia, in occasione della Giornata pro Orantibus (21 novembre, memoria della presentazione di Maria al Tempio), istituita nel 1953 da Pio XII e dedicata alla preghiera per chi vive nella preghiera.

«Da sempre mossa dall’interesse per la liturgia», non c’è stato un evento scatenante che le ha fatto intraprendere la vita monastica. «È stato un percorso naturale», a partire dai 24 anni circa, anche se, un sabato santo si è sentita particolarmente «colpita dal mosaico del Cristo Pantocratore» nell’abside della cattedrale di Cefalù, sua città di origine.

Così, dopo aver lasciato il lavoro (aveva vinto un concorso all’Archivio di Stato) e un lungo periodo di preparazione, nel 1980, quindicesimo centenario della nascita di san Benedetto, è entrata definitivamente nel monastero di San Giovanni Evangelista di Lecce. «Pensavo di fermarmi lì  – racconta – perché facciamo voto di stabilità. Però poi c’è stata una necessità nel monastero di Santa Cecilia: la badessa e un’altra sorella erano malate terminali. La situazione era molto precaria, perciò io e un gruppo di sorelle siamo andate in aiuto, un primo momento per un periodo, poi alcune sono rientrate, altre sono rimaste e io sono stata fatta badessa nel 2000. Nel frattempo, il monastero si è ripreso e vanta oggi di una forte presenza internazionale».

Tra le attività, infatti, c’è anche l’accoglienza di monache che, provenienti da tutti e 5 i continenti, trascorrono un periodo a Roma per motivi di studio. «Le accogliamo proprio nell’ambito della comunità con una delega».

Ascolta le parole di madre Maria Giovanna Valenziano:  

La scuola di musica per la liturgia

Molte di queste frequentano anche la scuola di musica per la liturgia Cantantibus Organis che offre la possibilità di fare esperienza dell’ ars celebrandi in ambiente monastico.

Nata quindici anni fa, è aperta a tutti, religiosi e laici. «Non richiede una preparazione previa proprio perché vuole dare la possibilità a chiunque di poter avere una competenza tecnica e di poter vivere al meglio la liturgia nelle proprie comunità e parrocchie.

Nel settembre 2008 – racconta ancora Madre Giovanna – l’allora cardinale vicario Agostino Vallini fece una visita al nostro al monastero e apprezzò il fatto che si cantava in gregoriano e che le celebrazioni liturgiche fossero curate. Ci invitò, dunque, ad approfondire proprio questo aspetto in spirito di servizio alla Chiesa di Roma e ciò segnò l’avvio della scuola Cantantibus Organis, nome scelto (è questo l’incipit dell’antifona alla santa, patrona dei musicisti ndr) in omaggio alla martire il cui corpo è custodito nella basilica che da lei prende il nome e la cui vigilia della memoria (che si celebra il 22 novembre) coincide in maniera felice proprio con la Giornata pro orantibus».

Nel frattempo, «c’era stata richiesta da parte di alcuni monasteri dell’Africa di avere una scuola per le monache che appunto aiutasse a vivere meglio la liturgia sia nel loro contesto ma che prendesse spunto anche dalla tradizione occidentale che è sempre stata molto viva.

Poi la scuola è stata perfezionata nel corso degli anni. Abbiamo un corso quadriennale completo con materie strettamente musicali come il pianoforte propedeutico, l’organo e altri strumenti per la liturgia a scelta come la cetra, il violino, la chitarra classica, violoncello. C’è la possibilità di studiare diversi strumenti e perfezionarsi in uno in particolare. Poi c’è il canto gregoriano, tecnica vocale, il latino, la storia della musica, dei salmi, e da quest’anno abbiamo introdotto anche seminari come quello di ebraico.

Giornata Pro Orantibus, benedettine santa cecilia

La scuola di musica per la liturgia

La tessitura dei palli

Ma quella della musica non è l’unica attività del monastero di Santa Cecilia. Tra le più importanti (sicuramente la più antica) è quella della tessitura a mano (tuttora, nonostante l’utilizzo di telai moderni) dei palli, paramenti liturgici di pura lana, «che simboleggiano la pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle spalle dal Buon Pastore e insieme l’Agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità perduta».

L’iter parte il 21 gennaio, giorno di Sant’Agnese con l’arrivo degli agnelli in monastero. Una volta tessuti, i palli vengono poi «consegnati all’ufficio per le celebrazioni del Santo Padre ogni anno il 24 giugno, giorno di San Giovanni perché è stato San Giovanni a chiamare Gesù “Agnello di Dio”. Il 28 poi sono messi sulla tomba di San Pietro e il 29, memoria dei santi Pietro e Paolo, il Papa li consegna agli arcivescovi metropoliti.

La loro forma è cambiata nel tempo ma ci sono sempre le croci che rappresentano le piaghe di Gesù con cui è stato salvato il mondo. È una tradizione bella di cui ci sentiamo onorate».

La preghiera, l’attività più importante

L’attività più importante rimane, però, quella della preghiera per la quale noi oggi tutti preghiamo. «Noi ringraziamo per questa giornata che viene fatta per noi che ci dedichiamo principalmente alla preghiera e al lavoro (Ora et Labora), come indicato dal nostro padre, san Benedetto. Tutto parte dall’ascolto della Parola di Dio che si traduce in preghiera e dal lavoro (che viene un po’ vissuto come preghiera, il lavoro che dà lode a Dio, perché in tutto sia glorificato Dio). Lavoro e preghiera sono complementari ed è la nostra vita».

Una vita che fa sentire le benedettine, aggiunge madre Madre Giovanna, «profondamente inserite nella Chiesa e vorremmo che ciò facciamo la faccia crescere, la aiuti, soprattutto in questa situazione in cui viviamo in cui questo mondo così travagliato ha veramente bisogno di preghiera. Dobbiamo essere sempre animati dalla speranza perché sappiamo che è Dio che conduce la storia.

Quindi anche i momenti bui come quello in cui stiamo vivendo sono comunque attraversati dalla luce di Cristo anche se non brilla agli occhi di tutti. La nostra preghiera vuole essere un invito alla speranza, ma anche in questa nostra attività abbiamo bisogno di un sostegno perché siamo persone umane, come tutti gli altri».


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