30 agosto 2018. Sono quasi le tre del pomeriggio quando una larga porzione del tetto di San Giuseppe dei Falegnami, al Foro Romano, cede improvvisamente. Solo di lì a pochi giorni si sarebbero celebrati dei matrimoni. Ma grazie a Dio la Chiesa è chiusa al momento del crollo. Nessuno rimane ferito.
A subire, invece, dei danni ingenti è il prezioso soffitto a cassettoni in legno, fiore all’occhiello della Chiesa barocca, proprietà del Vicariato di Roma, costruita tra il 1597 e il 1663 sui resti del Carcere Mamertino (il carcere più antico della città, dove fu imprigionato San Pietro).
Non viene colpita la cappella del Crocifisso, posta tra il pavimento della Chiesa e la volta del sottostante carcere. Ma la stima totale dei danni ammonta a un milione di euro circa. Subito dopo il crollo, i Vigili del Fuoco di Roma insieme alla Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio del Comune di Roma, il Nucleo carabinieri tutela patrimonio culturale e l’arciconfraternita di San Giuseppe si sono attivati per la messa in sicurezza dell’area e il recupero delle opere d’arte.
Tra queste, attualmente custodite nel Palazzo Lateranense, i dipinti del XVII secolo “La Natività” di Carlo Maratta e “Lo sposalizio di Maria Vergine” di Orazio Bianchi e diverse suppellettili ecclesiastiche tra cui quattro preziosi busti reliquiari.
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